A volte mi capita di mettermi a scrivere senza sapere esattamente cosa, suppongo che non sia né un buon segno per quel che riguarda le mie ambizioni di scrittore né una buona premessa per i miei potenziali lettori.
Tuttavia io scrivo e, in genere, qualcosa mi viene in mente, nella fattispecie mi lascio ispirare dalla foto che ho messo a commento di quest’articolo e dalla serata che ho appena trascorso per le ben note ( fino alla nausea?) strade di Varese.
La foto rappresenta, più o meno, una sintesi perfetta delle cose che mi piacciono, tralasciamo la bandiera inglese che non apprezzo particolarmente salvo che per l’aspetto cromatico, il resto è abbastanza significativo ( guardate pure la maglietta, non solo il contenuto), mancherebbero alcuni interessi culturali, turistici e perfino gastronomici ( a me gli interessi non mancano, ve n’eravate accorti?) ma la sintesi è buona( del resto è una maglietta pubblicitari, il rosso e la stella non devono essere stati pensati in senso troppo socialista, il dollaro o euro che sia , ahimè, è imprescindibile).
E allora? Intanto, per chi non l’avesse capito, quest’articolo una volta tanto non parla di politica o di cronaca ma mi offre l’occasione di mettere on line qualche frammento della mia personale concezione della vita.
Non starò qui a dire che la vita va vissuta occupandosi di donne e politica anche se, a me, non dispiacerebbe del tutto( coniugo la cosa, del resto, votando per una donna ogni volta che posso) il punto è un altro.
Uno esce la sera, vede qualche amico, parla un po’, magari va a ballare, ma cosa ottiene? Far passare qualche ora? Non solo, ovviamente, parlare con gli altri ha molti più aspetti positivi, ci si diverte e si migliora il proprio contatto con la realtà, eppure è da molto tempo che la cosa non mi basta.
Qualcuno potrebbe opinare che non faccio abbastanza sesso… se è un uomo gli replico che non sono affari suoi, se è una donna la invito a venire a discutere il problema a quattrocchi, specie se si sente in grado di propormi qualcosa in materia.
Il fatto è che, credo, la vita debba essere una cosa più complessa: gli amici sono importanti ( lo dico ai miei amici che mi leggono) il sesso anche, leggere, andare al cinema, tutto conta ma poi si sentono altri bisogni, la ricerca di “nuovi doveri” di cui parla Vittorini in Conversazione in Sicilia.
Credo che la mia sia una generazione disastrosamente mediocre, almeno in Italia, credo che non lascerà né grandi scrittori né artisti né filosofi o politici, perché?
L’altra sera giocavo con uno di quei giochini al pc in cui devi creare una civiltà dalla preistoria e portarla nello spazio: da buon pacifista ho iniziato costruendo scuole e acquedotti, finché sono arrivati i Russi e mi hanno sterminato, allora ho ricominciato da capo producendo un potentissimo esercito salvo che, verso l’anno 1550 si sono presentati i Giapponesi con carri armati e aerei e hanno sbaragliato i miei feroci guerrieri tribali, allora ho provato a sviluppare le due cose insieme ma sono rimasto povero e mi hanno sterminato lo stesso ( persiani credo).
L’ho raccontato perché penso che sia una bella metafora della vita in cui una persona dovrebbe riuscire sempre a portare avanti simultaneamente tutti i diversi aspetti, sennò magari non viene sterminato ma nemmeno combina molto.
Ed è qui che mi scoraggio ( mai più di tanto ), è qui che noi trentenni facciamo pena, cresciuti, prima generazione in Italia, con la tv e il consumismo tecnologico, crediamo di poterci distrarre da tutto quello che non funziona, ci buttiamo su palliativi e sublimazioni, lasciamo perdere la politica, se anche manca il sesso ce ne facciamo una ragione, se va bene ci occupiamo di politica e sogniamo di andare a vivere da soli appena la pecunia lo consenta.
Nulla di male in un certo senso ma che spreco di energie, quante cose potremmo fare e non facciamo perché non ci crediamo, perché in fondo ci consideriamo ancora bambini…
Sarò egocentrico ma ogni volta che lancio una delle mie famose proposte ( cfr il progetto di multatuli più in basso o l’idea sul corto che ho lanciato via email) ne trovo una prova: pare che piacciano, si fa qualche domanda, si dice di si ma poi non ci si crede…
Cari lettori, non sono realmente scoraggiato come potrebbe apparire, ma vi chiedo comunque di dirmi qualcosa , di smentirmi, ce la faremo mai a fare qualcosa di veramente buono?
Io, finora, mi vanto di una sola cosa che credo importante: ho contribuito fortemente a creare un giornale, ne sono fiero, ma sempre trovo chi sembra volerlo a tutti i costi soffocare.
Un centinaio di anni fa 20 contadini che facevano fatica a trovare da mangiare potevano associarsi e mettere insieme una società operaia, un circolo o una casa del popolo, possibile che noi oggi non riusciamo a fare almeno altrettanto?
Io all’idea del circolo col bar da creare con il gruppo Multatuli e gli altri amici e compagni ci credo ancora, dai qualcuno batta un colpo.
Sabba