Ci sono anelli e anelli
Ieri sera, se il destino cinico e baro non me l’avesse impedito, sarei andato al cinema Vela di
Varese a vedere “Il ritorno del re” terzo episodio cinematografico della serie del Signore degli anelli.
Non vi proporrò, ovviamente, la recensione di un film che non ho ancora visto, ma alcune considerazioni che il grande successo della trilogia, sia cinematografica che letteraria di Tolkien
mi suggerisce.
Perché il signore degli anelli è divenuto così importante? tanto da essere l’unico romanzo
fantasy del novecento ad essere diventato un classico della letteratura di ogni tempo in molto meno
di 50 anni?
Non si discute il valore intrinseco dell’opera che è certamente notevole, ma non superiore e quello
di molti altri capolavori che non hanno incontrato altrettanto successo, lasciate che ne citi alcuni, più o meno coevi, in ordine sparso: “I 40 giorni del Mussa Dagh” di Franz Werfel (corbaccio, 1994, attesa ristampa), “I nostri antenati”, trilogia di Italo Calvino, “Omaggio alla Catalogna” di George Orwell, ( oscar mondadori, varie edizioni),”Il crepuscolo degli dei della steppa”, Ismail Kadarè, (Longanesi, non so l’anno), “Cecità” di Josè Saramago (Einauidi, prima edizione 1991).
Ho pescato dai miei gusti personali giusto per dare suggerimenti di lettura, le date sono relative alle edizioni italiane.
Perché dunque un successo così singolare?
Scommetto che ora vi aspettate una risposta da me...bene vi sbagliate perché supera abbondantemente le mie possibilità, voglio citare però la risposta data domenica 25 dal presidente
della società tolkieniana italiana, Michele Fazioli della TSI (“sette di sera” tutte le Domeniche alle
19, su TSI1, in replica la notte successiva su entrambi i canali).
Secondo questo compassato e rispettabilissimo maniaco, la ragione sarebbe nell’ideale maschile che il libro rilancia.
In sostanza la nostra società tenderebbe verso forme comportamentali tradizionalmente considerate femminili, una certa tendenza a essere accomodanti, una tendenza a chiudersi nel privato, una certa quale pudicizia di ritorno verso il sesso.
Credo che la terminologia sia degna dell’epoca in cui le donne stavano chiuse in casa a fà i calzètt, ma qualcosa di giusto nell’analisi potrebbe esserci.
Lasciando perdere le teorie paternalistico-patriarcali che una certa destra, ( che non ritengo nemmeno degna di confutazione) ha cercato di imbastire scegliendosi Tolkien come involontario guru, un pò come in altri tempi aveva provato a fare con Nietsche, vengo al punto.
Credo che sia fuori di dubbio che la nostra società, nel corso degli ultimi 20 anni abbia incominciato
a sviluppare e proporre modelli economico-sociali e familiari, completamente nuovi rispetto a quelli
cosiddetti tradizionali.
Per varie ragioni, l’entrata nell’età adulta degli individui è stata fortemente ritardata, la capicità economica di farsi una famiglia è oggi rinviata di parecchi anni almeno per chi prosegue gli studi.
Sono aumentate le famiglie costituite da un solo individuo e le donne hanno acquisito una certa maggiore indipendenza economica.
Inoltre lo sviluppo di alcune dinamiche sociali ben specifiche ha sostanzialmente annullato il processo
di liberazione dai tabù sessuali che si era sviluppato con la controcultura popolare a partire dall’inizio degli anni 60, e che in realtà non era nemmeno poi così rivoluzionario come attestano varie fonti storiche di cui forse scriverò in un’altra occasione.
Queste dinamiche sociali sono state nell’ordine:
La psicosi delle malattie sessualmente trasmissibili (AIDS in primis),
Il nuovo ruolo sociale della chiesa cattolica e la potentissima predicazione a favore della castità
sostenuta da diverse organizzazioni, anche di massa, ad essa legate,
L’affermarsi progressivo di un consumismo che tende da un lato a proporre
sistemi di valori artificiali finalizzati solo alla vendita di prodotti, dall’altro a trasformare
anche il sesso, la religione, persino i miracoli in prodotti surrogati di consumo, disponibili in edicola o alla televisione in tutte le gamme di colore e intensità che variano tra l’hard e il soft.
Credo che il nocciolo sia proprio qui: mentre le circostanze sociali e storiche che ho tratteggiato hanno smontato senza sostituirlo un modello artificiale ma funzionale, le dinamiche consumistiche ne hanno occupato lo spazio senza farsi carico dei bisogni che esso assorbiva.
Oggi ci sono molti modelli a cui ispirarsi, ma tutti superficiali e, in sostanza, legati esclusivamente a strategie di marketing.
Puoi vestirti da intellettuale o da sfigato di sinistra, da uomo/donna in carriera o con abiti usati e questo definisce la tua immagine, chi si sposta troppo disinvoltamente da uno schema all’altro disorienta le persone che conosce e, qualche volta può pure ispirare diffidenza, insomma: il vestito
come stile di vita, poteva essere uno slogan della Nike, invece è una patologia sociale.
Gli adolescenti non fanno sesso, in media, prima di avere compiuto 20 anni ( e allora che adolescenti sono? mio nonno a quell’età aveva fatto la guerra..)però a 16 hanno quasi tutti il telefonino e lo zaino griffato (fonte eurisco), oppure la casa piena di video game, libri, dischi computer e qualunque cosa possa tenerti impegnato invece di farti pensare al sesso.
In Giappone addirittura pare che siano almeno un milione gli adolescenti e giovani uomini che, da almeno un anno, non mettono nemmeno più la testa fuori dalla loro camera, tant’è che l’OMS ha iniziato a studiare interventi contro il problema ( si veda Psicologia Dinamica, numero di Novembre se non erro).
Taglio per brevità altri commenti e dati, li fornirò se dovessi avere commenti e obiezioni all’articolo.
In conclusione, siamo realmente convinti di potere vivere in una realtà del genere?
Quanta dose di maturità e analisi servono per liberarsi da questi meccanismi?
Francamente non mi stupisco se qualcuno preferisce rifugiarsi nel sogno di una realtà dove il bene e il male, come anche i ruoli di uomini e donne sono chiari e inequivoci.
Ecco quindi il signore degli anelli... o star trek per chi ha idee più progressiste e vede la soluzione delle proprie frustrazioni in un futuro di pace e socialismo egualitario.
Lunga vita e prosperità!
Multatuli
Commenti a Multatuli1974@yahoo.it
Ieri sera, se il destino cinico e baro non me l’avesse impedito, sarei andato al cinema Vela di
Varese a vedere “Il ritorno del re” terzo episodio cinematografico della serie del Signore degli anelli.
Non vi proporrò, ovviamente, la recensione di un film che non ho ancora visto, ma alcune considerazioni che il grande successo della trilogia, sia cinematografica che letteraria di Tolkien
mi suggerisce.
Perché il signore degli anelli è divenuto così importante? tanto da essere l’unico romanzo
fantasy del novecento ad essere diventato un classico della letteratura di ogni tempo in molto meno
di 50 anni?
Non si discute il valore intrinseco dell’opera che è certamente notevole, ma non superiore e quello
di molti altri capolavori che non hanno incontrato altrettanto successo, lasciate che ne citi alcuni, più o meno coevi, in ordine sparso: “I 40 giorni del Mussa Dagh” di Franz Werfel (corbaccio, 1994, attesa ristampa), “I nostri antenati”, trilogia di Italo Calvino, “Omaggio alla Catalogna” di George Orwell, ( oscar mondadori, varie edizioni),”Il crepuscolo degli dei della steppa”, Ismail Kadarè, (Longanesi, non so l’anno), “Cecità” di Josè Saramago (Einauidi, prima edizione 1991).
Ho pescato dai miei gusti personali giusto per dare suggerimenti di lettura, le date sono relative alle edizioni italiane.
Perché dunque un successo così singolare?
Scommetto che ora vi aspettate una risposta da me...bene vi sbagliate perché supera abbondantemente le mie possibilità, voglio citare però la risposta data domenica 25 dal presidente
della società tolkieniana italiana, Michele Fazioli della TSI (“sette di sera” tutte le Domeniche alle
19, su TSI1, in replica la notte successiva su entrambi i canali).
Secondo questo compassato e rispettabilissimo maniaco, la ragione sarebbe nell’ideale maschile che il libro rilancia.
In sostanza la nostra società tenderebbe verso forme comportamentali tradizionalmente considerate femminili, una certa tendenza a essere accomodanti, una tendenza a chiudersi nel privato, una certa quale pudicizia di ritorno verso il sesso.
Credo che la terminologia sia degna dell’epoca in cui le donne stavano chiuse in casa a fà i calzètt, ma qualcosa di giusto nell’analisi potrebbe esserci.
Lasciando perdere le teorie paternalistico-patriarcali che una certa destra, ( che non ritengo nemmeno degna di confutazione) ha cercato di imbastire scegliendosi Tolkien come involontario guru, un pò come in altri tempi aveva provato a fare con Nietsche, vengo al punto.
Credo che sia fuori di dubbio che la nostra società, nel corso degli ultimi 20 anni abbia incominciato
a sviluppare e proporre modelli economico-sociali e familiari, completamente nuovi rispetto a quelli
cosiddetti tradizionali.
Per varie ragioni, l’entrata nell’età adulta degli individui è stata fortemente ritardata, la capicità economica di farsi una famiglia è oggi rinviata di parecchi anni almeno per chi prosegue gli studi.
Sono aumentate le famiglie costituite da un solo individuo e le donne hanno acquisito una certa maggiore indipendenza economica.
Inoltre lo sviluppo di alcune dinamiche sociali ben specifiche ha sostanzialmente annullato il processo
di liberazione dai tabù sessuali che si era sviluppato con la controcultura popolare a partire dall’inizio degli anni 60, e che in realtà non era nemmeno poi così rivoluzionario come attestano varie fonti storiche di cui forse scriverò in un’altra occasione.
Queste dinamiche sociali sono state nell’ordine:
La psicosi delle malattie sessualmente trasmissibili (AIDS in primis),
Il nuovo ruolo sociale della chiesa cattolica e la potentissima predicazione a favore della castità
sostenuta da diverse organizzazioni, anche di massa, ad essa legate,
L’affermarsi progressivo di un consumismo che tende da un lato a proporre
sistemi di valori artificiali finalizzati solo alla vendita di prodotti, dall’altro a trasformare
anche il sesso, la religione, persino i miracoli in prodotti surrogati di consumo, disponibili in edicola o alla televisione in tutte le gamme di colore e intensità che variano tra l’hard e il soft.
Credo che il nocciolo sia proprio qui: mentre le circostanze sociali e storiche che ho tratteggiato hanno smontato senza sostituirlo un modello artificiale ma funzionale, le dinamiche consumistiche ne hanno occupato lo spazio senza farsi carico dei bisogni che esso assorbiva.
Oggi ci sono molti modelli a cui ispirarsi, ma tutti superficiali e, in sostanza, legati esclusivamente a strategie di marketing.
Puoi vestirti da intellettuale o da sfigato di sinistra, da uomo/donna in carriera o con abiti usati e questo definisce la tua immagine, chi si sposta troppo disinvoltamente da uno schema all’altro disorienta le persone che conosce e, qualche volta può pure ispirare diffidenza, insomma: il vestito
come stile di vita, poteva essere uno slogan della Nike, invece è una patologia sociale.
Gli adolescenti non fanno sesso, in media, prima di avere compiuto 20 anni ( e allora che adolescenti sono? mio nonno a quell’età aveva fatto la guerra..)però a 16 hanno quasi tutti il telefonino e lo zaino griffato (fonte eurisco), oppure la casa piena di video game, libri, dischi computer e qualunque cosa possa tenerti impegnato invece di farti pensare al sesso.
In Giappone addirittura pare che siano almeno un milione gli adolescenti e giovani uomini che, da almeno un anno, non mettono nemmeno più la testa fuori dalla loro camera, tant’è che l’OMS ha iniziato a studiare interventi contro il problema ( si veda Psicologia Dinamica, numero di Novembre se non erro).
Taglio per brevità altri commenti e dati, li fornirò se dovessi avere commenti e obiezioni all’articolo.
In conclusione, siamo realmente convinti di potere vivere in una realtà del genere?
Quanta dose di maturità e analisi servono per liberarsi da questi meccanismi?
Francamente non mi stupisco se qualcuno preferisce rifugiarsi nel sogno di una realtà dove il bene e il male, come anche i ruoli di uomini e donne sono chiari e inequivoci.
Ecco quindi il signore degli anelli... o star trek per chi ha idee più progressiste e vede la soluzione delle proprie frustrazioni in un futuro di pace e socialismo egualitario.
Lunga vita e prosperità!
Multatuli
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